domenica 2 dicembre 2007

Hyena




"Secondo la Smorfia Napoletana sognare una donna corrisponde al numero quattro, da qui il titolo della mostra: 4 - la donna nel sogno.

Questa serie fatta di opere di grande formato, di forte impatto e di gusto quasi scenografico, rappresenta un omaggio alla donna, al suo mistero e alla sua grazia, ingredienti principali di una femminilità archetipica e ancestrale, più forte di mode e tendenze. Hyena non celebra una donna, ma la donna: corpi spesso senza volto che parlano con l’eloquenza delle posture. Sono figure di una bellezza quotidiana e non ostentata, che emerge dai gesti, dal portamento, che non può essere nascosta. Non è una ricerca della perfezione, non è la costruzione di una figura distante e irraggiungibile, ma piuttosto la scoperta del bello nella realtà. Una bellezza che si trova nell’armonia, nell’unicità delle curve che i corpi disegnano, ognuno diversamente, provocando sensazioni nuove, contraddittorie a volte e mai
uguali.

Nell’interpretazione che Hyena dà del nudo emerge l’elemento distintivo - e originale nel panorama delle proposte attuali – del pudore. Una parola che oggi suona desueta e fuori moda, ma che racchiude in sé un mondo intero, un modo di porsi, un’idea della femminilità che niente ha a che vedere con modi di atteggiarsi fintamente ingenui. E’ il fascino che sgorga spontaneo dall’interiorità non soggetto a regole esterne, non all’economia, non alla latitudine. Si tratta piuttosto di una riflessione su quegli aspetti della femminilità che travalicano tempo, mode e continenti.

Dal modo in cui i corpi nudi occupano lo spazio emergono le diverse personalità. Alcuni lo invadono imponendosi con tutta la loro fisicità. Sono corpi forti, talvolta tatuati, in pose ferme e decise. Altri si allungano sulla tela, sensuali, emergono da un lato, fluttuano leggeri, quasi immateriali come immersi in un liquido o sospesi in aria. Altri ancora si sdoppiano con le proprie ombre in raffinati giochi di slihouettes. Da mani e piedi gocciola il nero a prolungare le estremità quasi fossero radici, lì a denotare un’idea della femminilità antica, che trova le sue origini lontano nel tempo.

Le tele di Hyena sono percorse dai segni del tempo, da craquelures, sgocciolature, tracce di resina, che creano quello che lui stesso definisce “rumore”. Un sovrapporsi di materia e di tracce conferisce profondità ai suoi quadri attraverso procedimenti e materiali presi a prestito dal restauro.

L’impostazione dello spazio rievoca l’impaginazione di certi testi medievali, come gli erbari o i bestiari, nei quali testo e immagine convivevano sulla pagina completandosi a vicenda.

Con questa nuova serie Hyena si afferma sempre più come artista a tutto campo, con profonde radici che affondano nella fotografia, ma anche rami che si protendono verso diverse forme di espressione artistica. Oltre all’imprescindibile utilizzo delle tecniche di restauro, sono evidenti citazioni letterarie, riferimenti pittorici e cinematografici che riflettono una formazione culturale ricca e complessa."

Margherita Fontanesi

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